Green Pass: l’Italia tra i primi Paesi test dal 10 Maggio

Il 29 Aprile il Parlamento Europeo ha adottato la proposta della Commissione Europea per il Certificato Verde Digitale – Green Pass – che favorirà gli spostamenti all’interno dell’UE. Hanno votato a favore 540 deputati; 119 contro e 31 astenuti.
Il documento certificherà che una persona è stata vaccinata contro il coronavirus o è risultata recentemente negativa al Covid oppure è guarita dal contagio. Tuttavia, il certificato non servirà in nessun caso come documento di viaggio e non sarà un prerequisito per l’esercizio della libertà di movimento.
Gli Stati membri dovranno accettare certificati di vaccinazione rilasciati in altri Stati membri per le persone che hanno ricevuto un vaccino autorizzato dall’EMA . Spetterà agli Stati membri decidere se vogliano accettare anche i certificati di vaccinazione rilasciati in altri Stati membri per i vaccini elencati dall’OMS.
Cos’è il Green Pass?
Le “certificazioni verdi Covid-19” o “green pass”, sono certificazioni che attestano la sussistenza di condizioni personali che consentono gli spostamenti sul territorio nazionale.
Possono essere di tre tipi diversi a seconda di ciò che attestano:
– aver completato la vaccinazione anti-SARS-CoV-2
– essere guariti da Covid-19, con cessazione dell’isolamento
– aver effettuato un test antigenico rapido o molecolare con esito negativo al virus SARS-CoV-2.
Starà ad ogni Stato membro, poi, stabilire i requisiti di ingresso nel proprio territorio. Si tratta di competenze esclusivamente nazionali e l’UE non può imporre nulla in questo campo. Può solo raccomandare.
Come si ottiene il Green Pass e quanto dura?
Le tre certificazioni verdi Covid-19 hanno tempi di validità e modalità di rilascio differenti (sempre su richiesta dell’interessato).
a) la certificazione verde Covid-19 di avvenuta vaccinazione ha una validità di sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale. È rilasciata in formato cartaceo o digitale dalla struttura sanitaria al momento stesso dell’effettuazione dell’ultima dose prevista. La certificazione è disponibile anche nel fascicolo sanitario elettronico dell’interessato.
b) la certificazione verde Covid-19 per avvenuta guarigione ha una validità di sei mesi dalla guarigione stessa. È rilasciata in formato cartaceo o digitale dalla struttura presso la quale è avvenuto il ricovero o, per i pazienti non ricoverati, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta. La certificazione è disponibile anche nel fascicolo sanitario elettronico dell’interessato. La certificazione cessa di avere validità se, nell’arco dei sei mesi previsti, l’interessato viene nuovamente identificato come positivo al SARS-CoV-2.
c) la certificazione verde Covid-19 per tampone negativo ha una validità di 48 ore dall’esecuzione del test. È prodotta in formato cartaceo o digitale dalle strutture sanitarie pubbliche, da quelle private autorizzate o accreditate e dalle farmacie che svolgono i test previsti o dai medici di medicina generale o pediatri di libera scelta.
Coloro che abbiano già completato il ciclo di vaccinazione alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 52 del 2021 (il 23 aprile 2021) possono richiedere la certificazione verde Covid-19 alla struttura che ha erogato il trattamento sanitario o alla Regione o alla Provincia autonoma in cui ha sede la struttura stessa.
Le certificazioni di guarigione rilasciate precedentemente alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 52 del 2021 sono valide per sei mesi a decorrere dalla data indicata nella certificazione, salvo che il soggetto venga nuovamente identificato come caso accertato positivo.
E i green pass ottenuti all’estero?
Sono equivalenti a quelli italiani, ma devono rispettare tutti i criteri di validità riconosciuti dal nostro Ministero della salute.
Le certificazioni verdi Covid-19 rilasciate in conformità al diritto vigente negli Stati membri dell’Unione Europea e quelle rilasciate in uno Stato terzo a seguito di una vaccinazione riconosciuta nell’Unione europea e validate da uno Stato membro dell’UE sono riconosciute come equivalenti a quelle nazionali e valide se conformi ai criteri definiti con circolare del Ministero della salute.
L’attuazione pratica
L’attuazione pratica del certificato dipenderà dai negoziati tra Parlamento Europeo e Consiglio. L’obiettivo è di concluderli e di avere il regolamento in vigore entro fine giugno. A quel punto, una volta adottato il regolamento, il Green Pass non sarà “un optional”, bensì “un diritto” di ogni cittadino dell’Ue, per legge.
Un primo grande gruppo di Paesi, tra cui l’Italia inizierà la fase di test verso il 10 maggio. Francia, Malta, Olanda, Lussemburgo, Estonia, Svezia, Croazia, Bulgaria, Spagna, Italia, Lituania, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Islanda e Grecia.
Un secondo gruppo (Lettonia, Romania, Cipro, Irlanda, Portogallo, Polonia, Danimarca e Slovenia) avvierà i test verso fine maggio.
Altri cinque (Ungheria, Belgio, Norvegia, Liechtenstein e Slovacchia) hanno deciso di non partecipare ai test e di connettersi alla piattaforma direttamente in fase di attuazione.
Facilitare gli spostamenti
Il Green Pass dovrebbe facilitare gli spostamenti in Europa, rispetto alla situazione attuale in cui sono ancora molto difficili. Chiaramente il certificato verde digitale non sarà la risposta a tutti i problemi, ma dovrebbe comunque aiutare a risollevare i flussi turistici internazionali.
La questione della quarantena
Con il Green Pass, o Certificato Verde Digitale, “avremo un sistema sicuro, che rispetta la privacy, che dimostra che si è vaccinati, tamponati eccetera”. Naturalmente i requisiti per viaggiare dipenderanno dagli Stati membri e dalla situazione epidemiologica a fine giugno. “Questa parte non tocca al sistema tecnico, che comunque verrà sincronizzato con il regolamento. Al momento in cui il regolamento entrerà in vigore, il sistema sarà operativo. E poi – conclude la fonte – c’è un percorso da fare con gli Stati membri per armonizzare i requisiti per viaggiare“.
Parole dietro cui si cela il rischio maggiore: che non tutti seguano l’indicazione di Bruxelles di equiparare vaccinati a non vaccinati con tampone negativo. Per questa seconda categoria, alcuni Stati, come la Germania, sembrano orientati verso il mantenimento dell’obbligo di quarantena.
Un sistema che rispetta la privacy
I dati personali contenuti nel certificato non possono essere archiviati negli Stati membri di destinazione. Non sarà altresì istituita una banca dati centrale a livello dell’UE. L’elenco delle entità che tratteranno i dati sarà reso pubblico. I cittadini potranno così esercitare i loro diritti di protezione dei dati.